sabato 1 novembre 2014

Emozioni di settembre: Cagliari, 26 settembre

In occasione della 1a Conferenza Nazionale dei Coordinamenti e delle Federazioni Regionali delle Associazioni dei Diabetici sono stata invitata a partecipare in veste di moderatore.
Per me, sempre un pò "distante" dal mondo dell'associazionismo è stata l'occasione per saperne di più, per conoscerle e farmi conoscere. Solo conoscendosi si superano diffidenze, incomprensioni, malintesi, pregiudizi.


Buon pomeriggio, mi presento: sono Daniela D'Onofrio, creatrice e curatrice del sito Portale Diabete e fondatrice della web community ad esso collegata.
La nostra community risale ormai al 2003, quando fu creata una ML (mailing list), uno spazio virtuale in cui persone con diabete, ma anche i loro familiari (i cd "tipo 3") potessero scambiarsi idee, opinioni, ma fondamentalmente emozioni, sentimenti.
Non è mai stata un "sostitutivo" del medico curante, non sono mai stati consentiti "consigli" di carattere medico. Uno spazio virtuale che la nostra amica Rita Stara, che ne fa parte da sempre, ebbe la generosità di definire un "gruppo di autoascolto", con la sottoscritta nel ruolo di "facilitatore".
Con l'avvento di Facebook, la community è "migrata" e il nostro gruppo conta ormai oltre 4500 iscritti. 
Una community viva e vivace (a volte anche troppo!) e a me spetta di fare, oltre che da facilitatore, oltre che da moderatore, a volte anche da censore, a volte persino da Cerbero! Solo a volte, però...

Perchè sono qui?
Innanzitutto ringrazio Stefano Garau per avermi invitata. Ma l'invito, tanto gradito quanto imprevisto, non spiega il "perchè" io l'abbia accettato.
Forse potrebbe spiegarcelo Stefano, e magari poi lo farà.
Io invece posso spiegarvi perchè l'abbia accettato e di buon grado.
Chi mi conosce sa che io NON mi occupo di associazionismo: non per pregiudizi, non per preconcetto.
Semplicemente perchè credo operiamo in due ruoli, due settori completamente diversi.
Voi "state sul campo", "risolvete" (o dovreste risolvere!) i problemi, io mi occupo di altro: io mi occupo delle persone, del loro bisogno di comunicare, del loro bisogno di informazioni, del loro bisogno di sentirsi meno soli ad affrontare il fardello della malattia cronica.
Io sono, nell'immaginario collettivo "la sorella che non hanno", quella della "pacca sulla spalla", non ho un ruolo fattivo, io: quello spetta a voi.
Ma dicevamo, perchè ho accettato l'invito.
Mi ha colpito (e anche un pò incuriosito) la frase che Stefano ha scritto nella lettera di presentazione di questa iniziativa "affrontare un dibattito che va oltre ogni sigla associativa ed è fuori da ogni potenziale condizionamento".  A me è bastato.
Non ho chiesto chi partecipasse, sinceramente non ho capito neanche troppo la differenza tra "coordinamento e federazione" che l'amica Rita ha provato a spiegarmi già un paio di volte (spero di capirla prima di tornare in continente!).
Credo, fondamentalmente, che uno dei motivi per qui Stefano mi abbia invitato a moderare questa vostra conferenza sia proprio questa mia evidente terzietà, che è poi sinonimo di imparzialità.
E forse anche per il mio carattere deciso e perentorio nel moderare, che ha visto più volte in pratica sul gruppo FB.

Ciò detto, dopo avervi augurato buon lavoro, direi che possiamo cominciare. Grazie






Quartu S. Elena (Ca). In lontananza "La sella del diavolo".

mercoledì 1 ottobre 2014

Vienna EASD 2014: impressioni di settembre (terza puntata)

La giornata di lunedì 15 si era conclusa con una piacevole "rimpatriata", ovviamente in un ristorante tipico viennese.
Davanti a due tavoloni di legno, seduti su panche, sotto volte a botte di mattoni rossi, io e Roberto Lambertini ci siamo ritrovati con altri bloggers incontrati negli anni passati a Berlino e/o a Barcellona, nelle precedenti edizioni dell'EASD.


(con Patricia Santos, spagnola)

Per me, la "vecchia" del gruppo, è sempre piacevole e al tempo stesso stimolante, incontrare ragazzi di tutto il mondo che portano la loro esperienza, il loro modo di vivere il diabete, di raccontarlo.


(Tine, tedesca)

Mi piace apprendere da loro quali siano i problemi degli altri paesi, degli altri sistemi sanitari... in cosa manchiamo, in cosa invece siamo migliori: da questi scambi possono venire anche idee nuove su come affrontare le mille problematiche legate alla gestione del diabete.

E mi piace anche che mi "trattino" alla pari, nonostante, appunto, abbia l'età delle loro mamme! 
Una serata piacevole, in allegra compagnia, con tante chiacchiere che ricorderò fino al prossimo appuntamento.
Quindi dopo una Wiener Schnitzel con patate ed un dolce spaziale arriva il meritato riposo dopo una giornata entusiasmante: le emozioni "stancano".



Il 16 mattino dopo un breve passaggio presso l'ufficio stampa, dove ho avuto il piacere di conoscere la dr Maria Rita Montebelli e il dr Andrea Sermonti, siamo andati alla conferenza stampa congiunta di SID, AMD, Diabete Italia.

Al tavolo erano presenti il prof. Caputo, il prof. Ceriello, il prof. Bonora, il prof. Sisti e, in rappresentanza delle associazioni dei diabetici, Egidio Archero.
Anche in quella sede, come ormai ovunque, la parola "crisi" è stata il leitmotiv della conferenza.
E' stata lamentata una mancanza di fondi di cui i medici devono, gioco forza, tenerne conto, ragionando su cosa sia utile e cosa sia inutile (esami di laboratorio, esami strumentali, farmaci)
Si fa l'esempio di farmaci che vengono assunti a scopo preventivo, ma senza reale necessità (es: i gastroprotettori che sarebbero al 1° posto per la spesa riguardante i famaci).
Altro esempio: il dosaggio della vitamina D, che pare costi allo Stato 20 milioni di euro l'anno. Ci si chiede quale sia l'utilità di prescrivere questo esame se si sa che l'85% degli italiani avrebbe carenza di vitamina D: che venga prescritta direttamente la vitamina D!
Insomma, secondo i medici presenti, in Italia si spenderebbero milioni di euro ogni anno per farmaci o esami che non servono, eliminando i quali si potrebbero recuperare risorse da investire in farmaci utili.
Che l'Italia sia in recessione non è un mistero e quindi il SSN, che sulla carta resta comunque uno dei migliori al mondo, sta subendo colpi durissimi: il "tutto a tutti" non può essere più garantito

Secondo il prof. Ceriello bisogna mirare all'appropriatezza della terapia, cioè evitare il "collezionismo di farmaci", ahimè, ancora molto in voga, pare, in Italia.
Il prof. Caputo si rammarica che molte delle novità che riguardano la terapia del diabete potrebbero non arrivare mai alle persone con diabete a causa dei costi.
Diabete Italia, dice, cerca di far sentire la sua voce per recuperare fondi da utilizzare meglio: ad esempio per l'assenza di un prezzo unico per le strisce reagenti, il prof. Caputo sostiene ci sia uno spreco di 132 milioni di euro l'anno. Tutto ciò non permette di garantire l'accesso alle tecnologie future.
Egidio Archero espone poi il punto di vista delle associazioni di pazienti, che sentono di vivere un momento di particolare sofferenza causato dai tagli della spending review, per cui le strutture diabetologiche vedono minacciate la loro stessa esistenza: c'è il rischio che i servizi di diabetologia tornino a far parte della medicina generale, mentre i pazienti hanno fiducia nel team che opera nelle diabetologie.
Secondo Archero, investire nelle diabetologie vuol dire non solo migliorare la qualità della vita dei pazienti, ma anche risparmiare in ospedalizzazioni dovute alle complicanze.
Interviene poi il dottor Giorgio Sesti, presidente eletto della SID che si domanda cosa ci si aspetti da questo congresso, dal punto di vista scientifico. Nota che la ricerca di base soffre la mancanza di fondi.
Tra gli esami inutile sui quali si potrebbe risparmiare annovera poi l'insulinemia (oltre a quello della vitamina D) perchè per vedere se ci sia insulinoresistenza basterebbe misurare la circonferenza dell'addome con un metro. Secondo lui, quindi, sono necessari degli statements su cosa sia utile o meno per risparmiare e dirottare altrove gli scarsi fondi.
Lo spreco però delle risorse pare non essere una peculiarità solo italiana: tutta l'Europa spreca, ma l'AIFA pare aver imboccato la direzione giusta e ci si augura che prosegua su questo cammino.
Partendo da questi presupposti la SID intende quindi redigere un documento per richiamare l'attenzione sull'appropriatezza degli esami di laboratorio e sulla loro effettiva utilità onde convogliare le risorse risparmiate verso i farmaci e i dispositivi innovativi (microinfusori, glucometri, ecc.)
Per "appropriatezza" si intende però non solo "tagliare sprechi certi e documentabili", ma anche "inadempienze": prescrivere può essere altrettanto inappropriato quanto il NON prescrivere!
Secondo i dati del rapporto Arno Veneto solo il 70% dei diabetici misura la glicata 1 volta l'anno, solo il 65% misura il colesterolo, solo il 32% misura la microalbuminuria, ma il 39% misura il sodio, il 69% fa l'emocromo. 
Non è una sorpresa allora che, come dice il prof. Ceriello dagli Annali AMD risulti che il 20% dei pazienti (tipo 2) presentino un danno renale alla diagnosi.

Viene poi citato lo studio ACCORD (acronimo di Action to Control Cardiovascular Risk in Diabetes), che era stato disegnato per stabilire se una strategia terapeutica volta a raggiungere livelli di emoglobina glicosilata <6,0% nei pazienti tipo 2 potesse ridurre il rischio di gravi eventi cardiovascolari: inspiegabilmente si era riscontrata una mortalità più elevata tra i pazienti in terapia intensiva e per questo motivo, lo studio era stato interrotto anticipatamente. 
Le indicazioni quindi sono di mirare ad un target che si aggiri tra 6,5% e 7,0% di HbA1c, colesterolo più basso possibile, mentre un valore della pressione o della glicemia troppo basso non è auspicabile.
Tutto ciò costituisce un indubbio vantaggio per il rene.
Nella cura del diabete, comunque, non esiste più un target glicemico unico: personalizzare gli obiettivi della glicata per il prof. Bonora, vuol dire che se per il paziente "standard" si deve mirare ad un valore inferiore a 6,5%, se ci sono fattori quali un' età superiore a 70 anni, complicanze gravi, comorbilità, malattia di durata superiore a 10 anni, l'asticella va alzata di 0,5% punti per ogni fattore citato: in presenza di tutti e 4 questi fattori si arriva dunque ad un target di 8,5%.
Ciò non vuol dire però obiettivi più lassi per tutti, ma solo in chi ha le caratteristiche citate.
Sappiamo che oltre il 50% dei diabetici italiani non è a target, ma tra i pazienti con breve durata di malattia e senza complicanze si arriva addirittura ai 2/3!

Infine il prof. Caputo conclude dicendo che se dovesse ricordare questo 50esimo congresso EASD per qualcosa sarebbe sicuramente per un nuovo farmaco ed un nuovo dispositivo, entrambi rivoluzionari.
(Lui non li cita, ma io credo si riferisse a Degludec e al FreeStyle Libre).
E che bisogna sempre diffidare dalle "scoperte urlate": cita il caso dell'Amilina, che ultimamente è salita all'onore delle cronache, mentre è stata scoperta nel 1988!

La conferenza stampa si conclude e nel pomeriggio me ne vado a spasso per Vienna!
Ma questo a voi, non importa... sappiate, però, che una fetta di Sacher Torte io me la sono mangiata! 






domenica 21 settembre 2014

Vienna EASD 2014: impressioni di settembre (seconda puntata)

Terminavo il mio ultimo post con "via di corsa al Media Briefing"...
Arrivati all'Hilton, situato proprio sulla riva del bel Danubio blu, io e Roberto abbiamo subito incontrato gli altri rappresentanti delle communities europee, altri giornalisti.
Ho rivisto con piacere Patricia Rubio Santos e Hein Oude Hesselink  che avevo conosciuto l'anno scorso a Barcellona, che mi hanno aggiornato sullo stato delle cose in Spagna (non proprio confortante) e sull'utilizzo del Libre (che Heine sta testando anche facendo triathlon).
Dopo aver velocemente mangiato qualcosa, alle 13.30 precise, il briefing è iniziato.
Conduce Stephen Dixon, giornalista di Sky News UK, diabetico dall'età di 7 anni.
Inizia spiegandoci cose che tutti noi, ahimè, già sappiamo: che nel mondo ci sono oltre 370 milioni di persone con diabete (equivalente all'8.3% della popolazione mondiale), che i numeri sono in aumento. Solo in Europa, 55 milioni di persone hanno il diabete.
Ogni anno, circa 4.4 milioni di diabetici muoiono per cause correlate alla malattia, si stima che il 50% di queste persone abbiano meno di 60 anni (solo in Europa sono circa 600 mila le morti relative al diabete).
Il diabete riguarda l'11% di tutte le morti tra gli adulti europei tra i 20 e i 79 anni e costa ai sistemi sanitari oltre 100 miliardi di dollari l'anno.
L'obiettivo primario del controllo glicemico è ovviamente ridurre le complicanze (cecità, neuropatia, nefropatia, amputazioni, malattie cardiovascolari), ma non si possono dare dei target "generici" per tutti, non ha senso dire "l'emoglobina glicosilata deve essere 6.5": le linee guida internazionali raccomandano che i target glicemici siano personalizzati (un concetto che verrà ripreso il giorno successivo alla conferenza stampa congiunta di Diabete Italia, SID e AMD).
Per stabilire quali siano i target glicemici individiali si deve tener conto dell'età, delle altre eventuali patologie, della durata del diabete, dei rischi dell'ipoglicemia e dell'iperglicemia, della dieta, dell'attività fisica, ecc..
Monitorare la glicemia quindi è importantissimo per controllare i valori che sappiamo possono variare di ora in ora, anche rapidamente.
L'emoglobina glicosilata pur essendo importantissima perchè ci da la media delle glicemie degli ultimi 2-3 mesi non descrive precisamente la variabilità glicemica quotidiana, nè gli eventi ipoglicemici. Per essere certi dell'andamento reale le persone con diabete devono quindi affidarsi all'autocontrollo mediante l'uso del glucometro (SMBG) e del sensore (CGM).
Quando il primo glucometro fu messo a disposizione dei pazienti diabetici fu indubbiamente una rivoluzione!

Questo credo sia stato uno dei primi, se non il primo: fino a quel momento (questo glucometro è del 1982) le persone con diabete usavano striscette che venivano immerse nell'urina e che, a seconda del colore, davano un'idea di massima di quanto fosse il valore della glicemia.
Attualmente la maggioranza delle persone con diabete testa la glicemia da 6 a 8 volte al giorno (dati ADA).
Il monitoraggio continuo della glicemia (CGM) fu introdotto nel 1999 per misurare i livelli di glucosio nei fluidi interstiziali. Il sistema è composto da un sensore, un trasmettitore ed un monitor. Il sensore si applica appena sotto la pelle (normalmente dell'addome o del braccio).
Le letture sono trasmesse dal sensore al monitor che è indossato dal paziente, il monitor mostra i livelli del glucosio e emette allarmi quando si va in ipo o in iper.
E' evidente come un numero maggiore di misurazioni al giorno (SMBG) sia associato ad un migliore controllo glicemico e ad un valore più basso di emoglobina glicosilata.
E' altrettanto evidente che l'uso del CGM permetta di identificare l'andamento dei livelli glicemici, scoprire più agevolmente le ipo e le iper, offrire informazioni precise per prendere le giuste decisioni terapeutiche. Molti pazienti riescono a ridurre l'emoglobina glicosilata, senza incorrere in troppe ipo. Ed indubbiamente si ha un miglioramento della qualità della vita in quanto si riducono le preoccupazioni relative al diabete e al suo controllo.
Però va detto che alcuni CGM possono dare valori inaccurati fino al 21% delle volte, specialmente durante gli episodi di ipoglicemia e rapidi cambiamenti nelle glicemie ((Hermanides J, Phillip M, DeVries JH. Current application of continuos glucose monitoring in the treatment of diabetes: pros and cons, Diabetes Care. 2011;34 (Suppl 2): S 197-201.)
Il CGM è usato quasi esclusivamente dai tipo 1, che devono portare il monitor a vista e questo non è accettato da tutti per motivi di discrezione, privacy. Molti lamentano il "fastidio" che provano per il suono degli allarmi, che possono attivarsi in qualsiasi momento. Comunque si stima che solo il 4% dei tipo 1 lo utilizzi, anche a causa del costo e della necessità di essere calibrato.
Passa poi a raccontarci della "sua esperienza" con il FreeStyle Libre, spiegandoci di come la sua intensa vita lavorativa sia stata facilitata da quando lo usa, e di come (testuali parole!) "i suoi polpastrelli ringrazino per non essere stati più bucati in 14 giorni".
Dixon spiega di come attraverso lo studio dell'AGP con il suo diabetologo sia riuscito a migliorare il suo profilo glicemico.
Arrivano poi le spiegazioni scientifiche del dr Rayman sui benefici dell'APG e sulla sua utilità (il 60% dei pazienti diabetici non raggiungono i livelli glicemici consigliati), su chi sia il paziente "tipo" per usarlo: tipo 1 o tipo 2 in terapia insulinica, ma idealmente tutti i diabetici che abbiano bisogno di testare spesso la propria glicemia, coloro che vanno spresso in ipo, ma anche chi abbia picchi post prandiali (tipicamente i tipo 2).

La parola passa poi a Jared Watkin, vice presidente della divisione delle Operazioni Tecniche di Abbott, dove guida la ricerca e sviluppo e la ricerca clinica. 
Pragmatico, chiaro, sorridente ci dice che per il momento verrà distribuito solo in Europa (in anteprima in Svezia e Olanda il 27 settembre). L'anno prossimo in Australia e in Canada.
Mentre in molti paesi la certificazione CE velocizza l'autorizzazione perchè viene ritenuta sufficiente, altri paesi come USA e Cina richiedono il rispetto di una propria procedura.
Secondo Jared l'utilizzo del Libre porterà ad un cambiamento della terapia in quanto l'AGP aiuterà sì i medici, ma anche i pazienti perchè "vedere" il proprio profilo glicemico come se fosse una fotografia li motiva e chiarisce i punti critici.





Jared spiega, ricalcando un'affermazione già fatta dal dr Genovese al mattino durante il simposio che "avendo un disegno, un' immagine, non c'è bisogno di spiegare", o comunque sarò tutto più semplice.
Semplicità e praticità sono senz'altro tipiche di questo strumento. Un esempio? Non sarà più necessario doversi lavare le mani prima di provarsi la glicemia (quanti valori falsi si leggono per le mani sporche?).
Basterà passare il lettore sul sensorino per conoscere il valore della propria glicemia in tram, in coda alla posta, allo stadio, in palestra, su un banco di scuola o su una cattedra, in spiaggia... senza estrarre pungidito, disinfettare, bucare, riporre la striscetta.
Circa l'indicazione pediatrica ci dice che è per Abbott una priorità, ma che per legge non è stato possibile procedere a studi sui minori, prima che il Libre avesse ottenuto l'autorizzazione all'uso da parte degli adulti.
La presentazione continua, Dixon ci mostra un vecchio filmato della BBC in cui viene presentato un vecchio glucometro di Abbott: è chiaro quanto la tecnologia sia andata avanti, quanto grazie agli studi fatti in questo settore la qualità di vita dei pazienti sia migliorata, quanto questi nuovi apparecchi possano contribuire ad una migliore gestione del diabete.



Stephen Dixon e Hein Oude Hesselink entrambi con il Libre al braccio


Viene poi aperta la discussione e la platea composta di giornalisti e bloggers può porre domande.
Alla domanda "cosa succederà tra 5 anni?" la risposta è stata "il Libre e i putch pumps sono il futuro, essi consentiranno un miglior controllo e una migliore condizione di vita, anche per i tipo 2.
A questo punto qualcuno chiede a Dixon di mostrare il suo sensore: lui acconsente togliendosi la giacca e tirando su la manica della camicia e mostrando il "bottoncino" che da 14 giorni gli permette di evitare di pungersi il dito e di avere un quadro più preciso, più chiaro del suo profilo glicemico





Al termine della discussione chiedo di poter parlare con Jared Watkin e lui, gentilmente, mi fa accomodare: gentile, disponibile, cordiale, pragmatico, mi mette a mio agio.
Nei giorni precedenti all'EASD molte sono state le voci sul web, ma visto che ho la possibilità di chiedere a lui che ha sviluppato il Libre, visto che io non mi fido dei "si dice", e soprattutto se devo informare chi poi deve utilizzare questa tecnologia, preferisco che la fonte sia affidabile, certa. 
Chi più di lui? 
Chiedo perchè il Libre vada messo sul braccio.
Mi risponde che non ci sono motivi particolari, semplicemente per ottenere l'approvazione in tempi più rapidi sono stati fatti studi solo sul braccio: ora verranno continuati posizionando il sensore anche in altri siti.
Faccio una domanda "pratica": quanto costerà? Dove sarà venduto? Come?
Il lettore avrà un costo di 59.90 euro, così come 59.90 euro costerà ogni sensore della durata di 14 giorni.
E' previsto uno starter kit contenente 1 lettore e 2 sensori ad un prezzo promozionale (159 euro), ma non sa dirmi se comprensivo di tasse (dipenderà dai singoli stati). 
Il Libre sarà venduto direttamente dal sito Abbott senza particolari formalità: chiunque abbia una carta di credito potrà acquistarlo.
Saranno previsti degli sconti in caso di acquisto di più sensori.
E' previsto che i medici vengano formati e informati sull'utilizzo di questo nuovo apparecchio.
Chiedo in che classe di prodotto sia stato registrato e mi risponde che non è nè un SBGM nè un CGM, bensì "una via di mezzo": i prodotti non si registrano per categorie.
Alla mia domanda su cosa succeda qualora il sensore non venga posizionato bene, Jared risponde che "il lettore non funziona", quindi ci si accorge subito.
Chiedo cosa fare in caso di indagini mediche: in caso di Risonanza Magnetica va tolto, mentre pare non interferire con i Raggi X.
Chiedo cosa succeda in aeroporto: Jared dice che ha volato 25 volte con il sensore. Lo scanner non lo ha rilevato, solo una volta, durante la perquisizione personale è stato "visto".
I sensori saranno provvisti di garanzia: quindi in caso di malfunzionamento verranno rimborsati.

E poi ancora tante tante domande... tante risposte, ma soprattutto la certezza che il futuro è oggi e che dal 1° ottobre la qualità di vita delle persone con diabete potrà essere migliorata.
E no, non è la cura, e sì, l'insulina resta ancora l'unica terapia, ma per chi ha usato le siringhe da bollire, o anche quelle di plastica nella bustina azzurra trasparente, per chi provava la glicemia solo in laboratorio, per tutti quelli che a causa di queste difficoltà, della mancanza di strumenti hanno patito conseguenze anche gravi, io voglio augurarmi che questo apparecchio, così come tutte le novità che ci vengono offerte dalla ricerca tecnologica, ci consentano di aspettare con più tranquillità quel giorno in cui il diabete verrà definitivamente curato.



Con Jared Watkin e Roberto Lambertini


DISCLAIMER
Il Simposio cui ho assistito era sponsorizzato da Abbott. Non ho ricevuto alcun compenso per assistere al simposio, nè per scriverne. Non ho ricevuto alcun prodotto da Abbott. Questo post racchiude solo le mie impressioni derivate da ciò che ho visto e sentito al simposio.




venerdì 19 settembre 2014

Vienna EASD 2014: impressioni di settembre (prima puntata)




Archiviata anche questa 50esima edizione dell'EASD sarà bene che "butti giù" le mie impressione di questi 5 giorni intensi, anche se difficilmente scorderò l'entusiasmo che li hanno contraddistinti. 
Ecco, se dovessi condensare in un'espressione questa esperienza viennese, "entusiasmo" sarebbe il termine più appropriato.

Ma cominciamo da domenica 14 settembre, quando alla stazione Centrale di Milano ho incontrato l'amico Roberto Lambertini, invitato come me a partecipare al Simposio di lunedì mattina presso il centro congressuale Messezentrum e al Media briefing del primo pomeriggio.
Non vi nascondo il mio (il nostro) orgoglio ad essere gli unici italiani (non medici) presenti.




A parte questo, la sensazione di vivere un momento "particolare" era evidente.
L'entusiasmo di assistere alla presentazione di uno strumento straordinario che ha la potenzialità di migliorare non solo la qualità di vita dei pazienti (immaginate cosa voglia dire non bucarsi più le dita 8 volte al giorno, 7 giorni alla settimana, 365 giorni l'anno?), ma soprattutto il loro profilo glicemico, visto le implicazioni che ha sull'AGP, si leggeva sui nostri visi.




Al Simposio, tenuto alla Derot Hall dalle 10 alle 12.30, hanno partecipato il professor Stephan Matthaei, come moderatore, il professor Irl Hirsch (Seattle, USA), il dr Ramzi Aijan (Leeds, UK), l'eccellente dr Stefano Genovese (IRCCS Multimedica, Milano, Italia), la cui relazione è stata tutta sull'uso clinico del flash glucose monitoring, con un'emozionante serie di casi clinici, in cui si dimostrava chiaramente quanto l'uso del nuovo strumento abbia aiutato a redefinire la terapia e quindi a raggiungere i target glicemici previsti. 
Al termine il dr Genovese ci ha presentato Claudio Pelizzeni, "bancario per caso" di 32 anni, diabetico sognatore, che sognava di fare il giro del mondo senza prendere un aereo: circa 48mila Km, 16 nazioni in 9 mesi. (http://www.triptherapy.net/) con un video che riassumeva la sua avventura, ancora in corso.
Infine la "star" del simposio: Jared Watkin (USA), vice presidente della divisione Operazioni Tecniche di Abbott che ha seguito il progetto del FreeStyle Libre System e a cui si deve questa incredibile innovazione.

Solo in Europa circa 24 milioni di persone controllano la loro glicemia ogni giorno, se anche solo si facessero un buco al giorno, sarebbero 24 milioni di buchi sulle dita, 24 milioni di gocce di sangue, circa 14 litri di sangue ogni giorno. Ma noi sappiamo bene che normalmente non basta un buco, non ne bastano 2: spesso non ne bastano 5, 6, 7... specialmente se si è tipo 1.
Il Libre (chiamiamolo così, che è più breve!) promette di eliminare la necessità di pungere il dito (una prima pubblicità recitava "why prick, if you can scan" - "perchè pungerti se puoi leggere") se non in casi particolari: 
- quando ci sia un cambiamento veloce dei valori della glicemia e il valore del fluido interstiziale potrebbe non essere precisissimo
- in caso di ipo o sospetta ipo
- quando i sintomi che si avvertano non corrispondano con la lettura.
Ovviamente, questa è una cosa meravigliosa! Pensare che sarà possibile conoscere il valore della glicemia in un secondo, ogni minuto, che basterà leggere tale valore per conoscere il profilo glicemico delle 8 ore precedenti, che il lettore le terrà in memoria per 90 giorni senza pungersi... è entusiasmante!
Ma a mio avviso non dobbiamo soffermarci solo su questo. 
Molti pazienti in effetti dicono che pungersi il dito non sia più per loro un grande fastidio.
Molte persone con diabete (bè, non molte: solo il 4%) hanno il sensore.
Il Libre ha ricevuto a fine agosto il marchio CE e sarà in vendita in Europa nelle prossime settimane.
Non ha invece ancora l'autorizzazione all'uso pediatrico, che sarà possibile solo quando saranno presentati studi sui bambini (che non è possibile effettuare prima che tale autorizzazione sia concessa sugli adulti).

Indubbiamente una novità straordinaria...ma c'è di più.
Per me, la "cosa entusiasmante" di questo nuovo sistema di rilevazione della glicemia è l'AGP che offre un quadro immediato della tipica giornata del paziente, raccogliendo i dati completi e le tendenze relative ai livelli glicemici. 

L'AGP è un software avanzato che riassume statisticamente i dati standardizzati sulla glicemia raccolti in più giorni e li visualizza graficamente, con un’interfaccia user-friendly, in pattern glicemici giornalieri di immediata comprensione, consentendo di individuare le più piccole anormalità nel metabolismo della glicemia in condizioni di vita reale.
  • I dati vengono presentati in un unico grafico che è di facile comprensione e permette di visualizzare giorno per giorno lo stato del controllo glicemico e la variabilità dei livelli di glucosio.
  • I dati relativi all’andamento glicemico prodotti dall’AGP offrono ai medici un importante supporto nel processo decisionale clinico.
  • L’accesso a questo tipo di informazioni rende più produttivo il dialogo medico-paziente e di conseguenza facilita una maggiore consapevolezza e agevola la terapia e la gestione del diabete.
Basato sul concetto della “Modalità Giornaliera”, i dati del glucosio sono rilevati in modo continuo per 14 giorni, tempo richiesto per predire l’andamento glicemico nei successivi 30 giorni con una sicurezza del 90-95%.
I dati così raccolti vengono visualizzati come se fossero stati ottenuti in un periodo di 24h e rappresentati come una serie di quattro fasce (indicative della distribuzione in percentili dei valori glicemici, 10°, 25°, 75° e 90°) intorno al valore mediano (50° percentile).
La fascia mediana mostra il valore medio di glicemia in ogni momento delle 24h.
Le fasce immediatamente al di sopra e al di sotto della mediana (25° e 75° percentile) indicano lo scarto interquartile. Le fasce più esterne (10° e 90° percentile) rappresentano le escursioni massime della glicemia: più è ampia questa fascia, maggiore è la variabilità glicemica. (fonte Abbott)
Questi dati consentiranno veramente di mettere in pratica ciò che spesso sentiamo definire come "terapia personalizzata": in questo modo il medico curante potrà vedere, come fosse una fotografia, il profilo glicemico del proprio assistito e prendere con lui le misure necessarie per far sì che il controllo glicometabolico sia ottimale.



Al termine del simposio, medici da tutto il mondo hanno fatto domande, cui gli esperti presenti hanno risposto esaustivamente.
E poi...via di corsa al Media briefing che si sarebbe tenuto dalle 13.30 alle 15 alla presenza di giornalisti e bloggers europei e americani.
Ancora una volta, io e Roberto eravamo lì a rappresentare la comunità diabetica online italiana.
Io ho avuto l'opportunità di intervistare Jared Watkin e porre a lui alcune domande, ma di questo, ne parlerò nel prossimo post.
(segue)








DISCLAIMER
Il Simposio cui ho assistito era sponsorizzato da Abbott. Non ho ricevuto alcun compenso per assistere al simposio, nè per scriverne. Non ho ricevuto alcun prodotto da Abbott. Questo post racchiude solo le mie impressioni derivate da ciò che ho visto e sentito al simposio.




sabato 13 settembre 2014

Da domani a Vienna...

In volo da Abu Dhabi a Milano, non trovando tra i 127 film disponibili nell'E-Box nulla di interessante (starò diventando troppo selettiva?) prendo il mio amico iPad e gli affido i miei pensieri in vista della prossima settimana, che sarà per me abbastanza impegnativa.
A Vienna si terrà dal 15 al 19 settembre la 50esima edizione dell'EAD, il più importante convegno europeo sul diabete, cui parteciperanno centinaia di diabetologi e persone interessate al diabete, provenienti da tutto il mondo per confrontarsi, conoscere e far conoscere i loro studi, le loro ricerche, le ultime novità riguardanti questa patologia: per fare il punto sullo stato dell'arte della cura e terapia del diabete, per infondere qualche parola di speranza per il futuro.
Ci sarà chi dimostrerà che il diabete si cura meglio di molti anni fa, che le complicanze possono essere prevenute meglio che in passato, che la qualità della vita delle persone con diabete è migliorata e sicuramente continuerà a migliorare perché terapie e presidi stanno raggiungendo risultati insperati solo pochi anni fa.
Ci diranno che il diabete ha assunto ormai proporzioni epidemiche e che se non "facciamo qualcosa" in pochi anni sarà una calamità biblica, insostenibile per gli stati (sono anni ormai che lo sentiamo dire, ma ancora non mi è chiaro "chi" dovrebbe "fare qualcosa").
Purtroppo ancora nessuno ci darà la notizia che tutti aspettiamo, che tutti ci auguriamo.

Domani sarò a Vienna anch'io, con l'amico Roberto Lambertini, in rappresentanza della web community italiana e lunedì avremo il privilegio di partecipare al Simposio di presentazione ai medici e al media briefing sul FreeStyle Libre.

Oltre  ai più importanti leaders europei saranno presenti Jared Watkins, il capo della Ricerca e Sviluppo di Abbott e il Dr Gery Rayman, diabetologo inglese, che risponderanno alle domande che la platea vorrà porre dopo le presentazioni.
A differenza di altri io non mi sento un'esperta, non sarò lì per porre domande pseudospecialistiche (se saremo lì, vuol dire che a quelle domande hanno già risposto gli ingegneri e gli sviluppatori del sistema! Non mi farò ridere dietro... e anche davanti!).
Sono una persona pragmatica, anche con poco tempo da perdere: lascio ad altri le discussioni di lana caprina, le polemiche astiose fatte solo per rassicurarsi di "avere sempre ragione", per "parlarsi addosso", per cercare di placare la propria insicurezza, le proprie ansie.
Ci saranno diabetologi, esperti (veri e competenti!) da tutto il mondo e io che dovrei chiedere che non chiederanno già loro? 
Sarò lì per "ascoltare", per "apprendere" da veri esperti le novità che dovrebbero permettere  a tutti, bambini, ragazzi, adulti, anziani di "vivere meglio il diabete".
Sarò lì per assistere alla presentazione (e illustrazione) di quello che, nell'immaginario collettivo, che nelle preghiere di ogni genitore, nei desideri di ogni persona con diabete, è stato a lungo sognato: la possibilità di conoscere il profilo glicemico senza bucarsi il dito. 
La possibilità di leggere la glicemia ogni volta che lo si ritenga opportuno, senza doversi appartare (molti lo fanno), senza dover estrarre disinfettanti, strisce, pungidito (molti lo trovano poco pratico), solo passando un lettore sul sensorino che sarà applicato sul braccio.
Sono certa che la possibilità di avere innumerevoli letture senza dolore, senza limiti dettati dalla penuria di strisce permetterà a molti di raggiungere un migliore controllo glicometabolico, di evitare ipo e iper "impreviste" e/o poterle trattare tempestivamente.
Molti potrebbero dire che questo è già possibile con i sensori. Già...
Ma quanti hanno a disposizione un sensore? Quanti se lo possono permettere? 
Se, come viene promesso, il Libre potrà sostituire il glucometro, tranne casi ben precisi, specificati (e soprattutto che dovrebbero essere rari), l'autocontrollo sarà semplificato e con esso la vita di ogni diabetico.

Io sarò lì al posto vostro, in vostra rappresentanza, ma con ognuno di voi nel cuore. 
Nella speranza che prima o poi ci comunichino anche che il diabete è stato curato, ma fino a quel giorno, cerchiamo di approfittare delle nuove tecnologie, delle nuove terapie, dei nuovi presidi, affinché si riesca ad arrivare a quel giorno più sani, meno stanchi.
Sarò lì anche perché dopo esattamente 32 anni (era il 14 settembre del 1982) potrò archiviare l'immagine della smorfia di dolore, il suono di quel beep che annunciava che la lettura era pronta e la paura in quegli occhi che dovevano leggerlo, la gioia o la delusione dopo averlo letto ...





Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.
William Shakespeare   




PS: poi un film da vedere l'ho trovato: Come il vento, un film sulla vita di Armida Miserere, una delle prime donne direttrici di carcere.







martedì 26 agosto 2014

Perchè può essere pericoloso definire il diabete “condizione”.


Reghunath non era uno sprovveduto, non era un ignorante, non era un ragazzino.
Diabetico da molti anni era impegnato a diffondere il messaggio che “tutti hanno diritto all’insulina” e sperava che tale risultato si potesse raggiungere entro il 2020.
Noi speriamo che per quella data tutti i diabetici del mondo abbiano accesso all’insulina, al momento l’unica CURA per il diabete di tipo 1.
Ma Reguhnath non ci sarà quando questo succederà. Reguhnath non vedrà la realizzazione del pancreas artificiale i cui progressi sono ormai evidenti (e permetterà di migliorare enormemente la qualità di vita dei pazienti diabetic), e non ci sarà quando (non sappiamo quando) la CURA DEFINITIVA verrà scoperta.
Lasciandoci costernati, increduli.
Ma come è possibile che un ragazzo intelligente, esperto, informato abbia potuto “credere” (sperare!) in quello che per tutti noi è evidente?
Non esiste cura definitiva al diabete. Non esiste neanche una cura alternativa!
Il diabete di tipo 1 NON guarisce e si CURA solo con l’insulina!
Ce lo hanno detto il giorno dell’esordio: il diabete è “per sempre”.
Con il diabete si può convivere, si “deve” convivere (è una patologia cronica), si possono raggiungere obiettivi ambiziosi ed importanti, magari persino più “importanti” di quelli che molti non diabetici raggiungano, ma a costo di un impegno, di una dedizione, di un’attenzione che è  “per sempre”, come il diabete.
Non ci si può permettere mai un attimo di distrazione. Un momento di stanchezza, di rabbia, di leggerezza: si pagano.
E' quindi così impossibile vivere con il diabete? No. Non è impossibile, ma è difficile, è pesante, è stressante.
Il diabete è una malattia che richiede una totale dedizione h 24, 7/7, 365 giorni l’anno.
Non ci sono vacanze, non ci sono ferie o scioperi.

E allora torniamo a Reguhnath.
La nostra incredulità di fronte alla sua morte, il dolore per una giovane e brillante persona che perde la vita a 30 anni deve farci riflettere.
Dopo le condoglianzre dopo la rabbia, dopo l’incredulità proviamo a chiederci “perchè”.
E perchè chiamare il diabete “condizione” sia sbagliato.

Quando pensiamo ad una “condizione” normalmente pensiamo a qualcosa di non particolarmente impegnativo, drammatico. Qualcosa che “non è granchè” come direbbe qualcuno.
Anzi, secondo alcuni sarebbe persino “una marcia in più.”
Che sia la spinta al miglioramento della propria vita.
Che sia qualcosa che permetta di “stare meglio”.
Insomma… un “diabete bello”.
Una “condizione” in cui “basti poco” per vivere bene, persino “meglio” di chi non sia diabetico.
E allora? Come mai “qualcuno” questa “condizione” proprio non la vuole?
Come mai per qualcuno non è poi così facile vivere tra glicemie, grafici, calcoli, correzioni…
Come  mai quelle ipo lo “stroncano”, lo lasciano intontito per un giorno. Quelle iper lo irritano, lo rendono aggressivo, gli fanno perdere il controllo? Come mai qualcuno, seppur vivendo una vita completa, appagante, anche relativamente tranquilla si trova a “sognare” una cura definitiva? O almeno alternativa, che lo liberi dalla schiavitù quotidiana dell’insulina, dei buchi, dei numeri.
E’ così “incredibile” capire? E’ così impossibile leggere in questa ricerca di libertà l’essenza stessa dell’uomo?
Ecco forse Reguhnath si è sentito non in sintonia con chi definisce il diabete “condizione”, forse ha sentito su di sè lo stigma di “non riuscire” a vederlo come tale. Si è sentito un debole per non riuscirci.

Ci possiamo anche limitare a dargli dell’imbecille, come ha fatto qualcuno.
Possiamo anche limitarci a dargli dell’inetto, del debole, dell’ignorante (come fu nel caso dei genitori di Clara Palomba), ma nel caso di Reguhnath l’ignoranza sarebbe per lo meno fuori luogo, visto che sapeva benissimo che il diabete non ha altra CURA che l’insulina.
Sapeva benissimo che il suo pancreas non avrebbe ripreso a funzionare perchè tutte le sue beta cellule erano irrimediabilmente distrutte … eppure… eppure Reguhnath ci ha voluto provare!
Ha volute “sperare” che una CURA diversa dall’insulina, dai buchi, dai calcoli ci fosse.
No, non c’è. Per ora non c’è.

Ma non dobbiamo smettere di sperare che una CURA DEFINITIVA sia trovata.
Non dobbiamo cedere alle Cassandre del “una cura non sarà mai trovata perchè non la vogliono”, non dobbiamo cedere a chi dica “non ci spero più, sto bene così”.
Chi smette di sperare è già morto dentro.

Caro Reguhnath, anche se non ti conoscevo, anche se non so nulla di te oltre alle poche righe lette, voglio dirti che IO ti capisco.
Che come tuo padre, se gliene avessi parlato, ti avrei detto “non farlo! Resisti!”
Ma che "capisco" perchè lo hai fatto. 
Perchè il diabete NON è una condizione, come tanti hanno cercato di farti credere. 
E tu non eri strano, non eri un inetto, non eri un debole perchè non riuscivi a vederlo come tale.
Eri solo un uomo, un giovane uomo che cercava la libertà, la speranza. In modo sbagliato.

Quello che posso fare io, nel mio piccolo, attraverso Portale Diabete, è cercare di portare avanti il messaggio che il diabete sia una patologia grave, potenzialmente mortale, seppur controllabile.
Una malattia (NON una condizione!) che impatta sul corpo e la mente non solo di chi ne sia affetto, ma dell’intera famiglia, che spesso ne esce distrutta.
Quello che cercherò di fare io, ogni giorno, con i pochi mezzi a mia disposizione, sarà provare a dare supporto a chi si sente frustrato nella lotta contro i numeri, a chi si sente limitato dai vincoli che il diabete impone, a chi si sente solo, incompreso.
Magari solo con un gruppo Facebook.

Tutto ciò  proverò a farlo anche ricordando te, un giovane diabetico che sognava di vedere realizzato entro il 2020 il sogno di garantire accesso all’insulina a tutti i diabetici del mondo.
Forse il tuo “sogno segreto” era un altro. Era il mio. E prima o poi si avvererà.
Fino a quel momento continuerò a cercare di informare, a cercare di smascherare i truffatori, i guaritori, i ciarlatani, quelli che approfittano della debolezza, dell’ignoranza, della disperazione.
Quelli che approfittano degli Icaro come te, che pur sapendo che sarebbero caduti (perchè tu lo sapevi!) provano a volare liberi… liberi dall’insulina.
Perchè per te il diabete non era una condizione, e se lo era, era una condizione insostenibile. E l'insulina, l'unica vera CURA al momento disponibile, un limite.

Ciao Reguh, vola libero, ora!

giovedì 6 febbraio 2014

Buon compleanno, Portale Diabete!

Cari amici,
qualche mese fa vi avevo detto di essere alle prese con un progetto cui tenevo molto. Ora ho realizzato il mio progetto: Portale Diabete
Chi mi conosce da tanto tempo (penso ad Antonio, Barbara e Luca, Cinzia, Enzo, Franca, Giampi, Pietro, Silvia...gli "storici" del gruppo) sa che il mio impegno a favore della comunita' diabetica é iniziato nell'ottobre 2000, mentre mio fratello in balia delle complicanze del diabete aspettava il suo trapianto.
Per noi fu di vitale importanza trovare informazioni che ci permettessero di arrivare a "quel" giorno consapevoli, fiduciosi, sicuri che ce l'avrebbe fatta.

Non fu semplice trovarle sul web italiano, io conoscendo l'inglese cominciai a navigare sui siti americani ed approdai all'allora www.insulinfreeworld.com poi www.diabetesportal.com . Conobbi la fondatrice, Deb Butterfield, e li' imparai tanto.
Ma se volete leggere la "storia" la trovate qui http://www.portalediabete.org/esperienze/trapianti/villasimius.html: é la trascrizione del mio intervento al congresso di Villasimius dello scorso giugno.
Dal 2000 ho collaborato con Progetto Diabete prima e con www.diabetologia.it poi. Quando ad agosto Deb ha deciso di chiudere, forse temporaneamente, Diabetes Portal, mi sono trovata davanti ad una scelta: lasciare o continuare con le mie forze.
Portale Diabete era un ramo di Diabetes Portal: l'aveva voluto Deb, l'aveva creato lei, l'aveva sempre curato e aggiornato lei. Era suo, anche legalmente.
Ma Portale Diabete sono io. Ci sono le mie prime traduzioni (risalenti all'ottobre 2000!), i miei primi articoli, le mie prime chat. Ci sono i miei contatti con i professori, ci sono le interviste, le storie di quelle persone che (anche grazie a me, al mio lavoro o forse dovrei chiamarlo "passione") hanno trovato una nuova vita con un trapianto, hanno accettato di curarsi.
Lì c'é tutta Daniela. La sua trasformazione da "estranea" a "consapevole", da "donna" a "sorella" e "amica", da semplice "spettatrice" a "attrice". Ci sono 5 anni di vita.
Non me la sono sentita di mettere tutto in un file. Non faccio ciò che faccio per "guardarmelo", lo faccio per i diabetici: il mio scopo é sempre stato offrire a chi ne avesse bisogno quell'informazione, quel supporto, e anche quel calore che noi, durante gli anni di malattia di mio fratello non avevamo ricevuto.
Ho così chiesto ed ottenuto da Deb l'autorizzazione a registrare a mio nome Portale Diabete (non era un atto dovuto, ma l'ho fatto per correttezza) e ad utilizzarne i contenuti (unica eccezione: altri hanno chiesto l'autorizzazione a continuare sezioni di Diabetes Portal, non l'hanno avuta).
Naturalmente non ero in grado però di prendermi cura dell'aspetto tecnico, fin'ora se ne erano sempre occupati altri: così mi sono iscritta ad un corso ed ho imparato a creare e (forse!) gestire un sito web.
Ecco cosa ho imparato: www.portalediabete.org
Il sito é finito (ci sono un paio di errori che non sono riuscita a correggere... lunedì chiamerò la mia insegnante!) e manca (volutamente) tutta la parte dedicata all'Educazione Terapeutica: spero che Aldo Maldonato voglia contribuire.
Se vi va, fateci un giro e ditemi che ne pensate.
Daniela


PS: Questa é l'email originale che inviai il 6 febbraio 2006 all'allora ML, che un caro amico, Cesare Giovannetti mi ha mandato in regalo per festeggiare gli 8 anni di Portale Diabete. Lo ringrazio di cuore. Non potevo ricevere regalo più bello!

Ora quella ML non c'é più, ma c'é un meraviglioso gruppo su Facebook (https://www.facebook.com/groups/50912214568/) dove la community di Portale Diabete si incontra ogni giorno! Ogni giorno scopre il senso dell'amicizia, condivide dubbi e speranze, gioie e preoccupazioni. Ed ogni giorno diventa più grande e più bella!