In volo da Abu Dhabi a Milano, non trovando tra i 127 film disponibili nell'E-Box nulla di interessante (starò diventando troppo selettiva?) prendo il mio amico iPad e gli affido i miei pensieri in vista della prossima settimana, che sarà per me abbastanza impegnativa.
A Vienna si terrà dal 15 al 19 settembre la 50esima edizione dell'EAD, il più importante convegno europeo sul diabete, cui parteciperanno centinaia di diabetologi e persone interessate al diabete, provenienti da tutto il mondo per confrontarsi, conoscere e far conoscere i loro studi, le loro ricerche, le ultime novità riguardanti questa patologia: per fare il punto sullo stato dell'arte della cura e terapia del diabete, per infondere qualche parola di speranza per il futuro.
Ci sarà chi dimostrerà che il diabete si cura meglio di molti anni fa, che le complicanze possono essere prevenute meglio che in passato, che la qualità della vita delle persone con diabete è migliorata e sicuramente continuerà a migliorare perché terapie e presidi stanno raggiungendo risultati insperati solo pochi anni fa.
Ci diranno che il diabete ha assunto ormai proporzioni epidemiche e che se non "facciamo qualcosa" in pochi anni sarà una calamità biblica, insostenibile per gli stati (sono anni ormai che lo sentiamo dire, ma ancora non mi è chiaro "chi" dovrebbe "fare qualcosa").
Purtroppo ancora nessuno ci darà la notizia che tutti aspettiamo, che tutti ci auguriamo.
Domani sarò a Vienna anch'io, con l'amico Roberto Lambertini, in rappresentanza della web community italiana e lunedì avremo il privilegio di partecipare al Simposio di presentazione ai medici e al media briefing sul FreeStyle Libre.
Oltre ai più importanti leaders europei saranno presenti Jared Watkins, il capo della Ricerca e Sviluppo di Abbott e il Dr Gery Rayman, diabetologo inglese, che risponderanno alle domande che la platea vorrà porre dopo le presentazioni.
A differenza di altri io non mi sento un'esperta, non sarò lì per porre domande pseudospecialistiche (se saremo lì, vuol dire che a quelle domande hanno già risposto gli ingegneri e gli sviluppatori del sistema! Non mi farò ridere dietro... e anche davanti!).
Sono una persona pragmatica, anche con poco tempo da perdere: lascio ad altri le discussioni di lana caprina, le polemiche astiose fatte solo per rassicurarsi di "avere sempre ragione", per "parlarsi addosso", per cercare di placare la propria insicurezza, le proprie ansie.
Ci saranno diabetologi, esperti (veri e competenti!) da tutto il mondo e io che dovrei chiedere che non chiederanno già loro?
Sarò lì per "ascoltare", per "apprendere" da veri esperti le novità che dovrebbero permettere a tutti, bambini, ragazzi, adulti, anziani di "vivere meglio il diabete".
Sarò lì per assistere alla presentazione (e illustrazione) di quello che, nell'immaginario collettivo, che nelle preghiere di ogni genitore, nei desideri di ogni persona con diabete, è stato a lungo sognato: la possibilità di conoscere il profilo glicemico senza bucarsi il dito.
La possibilità di leggere la glicemia ogni volta che lo si ritenga opportuno, senza doversi appartare (molti lo fanno), senza dover estrarre disinfettanti, strisce, pungidito (molti lo trovano poco pratico), solo passando un lettore sul sensorino che sarà applicato sul braccio.
Sono certa che la possibilità di avere innumerevoli letture senza dolore, senza limiti dettati dalla penuria di strisce permetterà a molti di raggiungere un migliore controllo glicometabolico, di evitare ipo e iper "impreviste" e/o poterle trattare tempestivamente.
Molti potrebbero dire che questo è già possibile con i sensori. Già...
Ma quanti hanno a disposizione un sensore? Quanti se lo possono permettere?
Se, come viene promesso, il Libre potrà sostituire il glucometro, tranne casi ben precisi, specificati (e soprattutto che dovrebbero essere rari), l'autocontrollo sarà semplificato e con esso la vita di ogni diabetico.
Io sarò lì al posto vostro, in vostra rappresentanza, ma con ognuno di voi nel cuore.
Nella speranza che prima o poi ci comunichino anche che il diabete è stato curato, ma fino a quel giorno, cerchiamo di approfittare delle nuove tecnologie, delle nuove terapie, dei nuovi presidi, affinché si riesca ad arrivare a quel giorno più sani, meno stanchi.
Sarò lì anche perché dopo esattamente 32 anni (era il 14 settembre del 1982) potrò archiviare l'immagine della smorfia di dolore, il suono di quel beep che annunciava che la lettura era pronta e la paura in quegli occhi che dovevano leggerlo, la gioia o la delusione dopo averlo letto ...
Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.
William Shakespeare
PS: poi un film da vedere l'ho trovato: Come il vento, un film sulla vita di Armida Miserere, una delle prime donne direttrici di carcere.
Sono fiera di te !! Buon lavoro....
RispondiEliminagrazie! <3
EliminaCi piaci tanto tanto .Grazie.....
RispondiEliminaGrazie di esser i nostri occhi e le nostre orecchie.
RispondiEliminaMarco.
grazie!
EliminaMagnifica come sempre
RispondiEliminatroppo buono!
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